Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha spiegato i motivi del non intervento del governo sul costo del carburante.
Le accise su benzina e diesel rimarranno queste. Il motivo? Semplice: al governo mancano i soldi. Abbassare i costi del carburante, come aveva fatto temporaneamente Draghi durante il suo esecutivo, richiederebbe un esborso importante per le casse dello Stato e la maggioranza non vorrebbe essere costretta a sacrificare altre riforme, come quella del cuneo fiscale, per garantirlo.
“Il taglio sulle accise costa un miliardo al mese – ha commentato il ministro del Made in Italy Adolfo Urso a l’Agorà su Rai Tre – Se riproponessimo la misura fatta dal governo Draghi, dovremmo trovare in altro modo, con altre tasse, 12 miliardi di euro l’anno, ovvero più di quello che costava il Reddito di cittadinanza“.
Le promesse di Salvini
Ciò che fa infervorire gli italiani, però, è che durante lo scorso febbraio Matteo Salvini aveva garantito che: “Qualora il prezzo dei carburanti dovesse superare di nuovo i 2 euro, il governo potrebbe intervenire con un taglio delle accise“. Ma ora, di quella promessa, non ha più parlato.
Il costo della benzina in modalità self service è salito a 2,019 al litro, mentre il diesel sta a 1,928. Numeri che obbligherebbero il ministro dei Trasporti ad applicare i tagli pattuiti con gli elettori. Se si escludono le tratte autostradali – normalmente più costose – il prezzo medio della benzina oscilla fra gli 1,940 e gli 1,960: uno sproposito.